Apicio e la sua arte culinaria dell’antica Roma
La storia della cucina è antica come il mondo e l’origine degli interpreti dell’arte culinaria è difficile da individuare.
Ma possiamo però ricondurci a colui che più di tutti nell’Impero Romano si distinse per la sua attività di cuoco: parliamo di Marcus Gavius Apicius. Per tutti, semplicemente Apicio.
Chef, ma senza stelle; foodblogger; ma senza internet; masterchef, ma senza giudici né tv: Apicio è una delle figure di spicco (e più controverse) della storia della cucina. E lo è per due motivi: è l’autore del primo ricettario mai creato, De Re Coquinaria; l’estro e la fantasia che metteva in cucina erano e sono tuttora inimitabili.

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Lingua di pavone, utero di scrofa e carni di struzzi e pappagalli serviti con frutta secca e spezie: piatti decisamente estremi e dalla dubbia gustosità, ma che conquistarono anche l’imperatore Tiberio. Il talento di Apicio si coniugava bene con le capacità dell’impero di poter reperire qualsiasi ingrediente dalle vaste regioni di cui era composto, il che diede ampio spazio al cuoco romano di sperimentare coi sapori.
Alcune delle sue geniali intuizioni vennero raccolte nel già citato De Re Coquinaria, un ricettario che, pare, essere l’unione di due volumi ideati distintamente. A sua volta diviso in dieci capitoli, il ricettario attraversa tutti i campi della cucina: dalla realizzazione della salsa perfetta, alla preparazione di un pesce succulento, fino all’impiego di formaggi, verdure, legumi e al trattamento di carni tritate. Oggi molte delle due ricette sarebbero impossibili da replicare, a causa dell’irreperibilità di alcune materie prime: si veda il silfio, una pianta oggi estinta, dalla cui radice Apicio realizzava delle irresistibili polpette di pesce.
Apicio amava profondamente la cucina, tanto che si dice che finì in rovina dopo aver speso ogni suo avere nella ricerca di materie prime prelibate. Impossibile negare la curiosità di sapere come si muoverebbe oggi in una cucina Concreta, dove lo stile e il design sarebbero stati funzionali alla creazione di chissà quale strana ma gustosa prelibatezza.